Bourgeon (fr.)

Da qualche tempo “Mamma Babel” è diventata l’ennesima scusa scovata dai miei figli per fregarmi il telefono. Succede sempre che sento, senza alcun preavviso, una forza misteriosa strapparmelo dalle mani e non faccio in tempo a dir nulla che subito una vocina mi interrompe:

“No, ma è per fare una foto per il tuo blog!”.

D’altronde è una rivoluzione che un Google Pixel sia entrato nella nostra casa low tech. Anzi è un miracolo. Bisogna compensare il tempo perso in tutti questi anni di sobrietà tecnologica, caratterizzati da una lotta costante contro spazi di archiviazione insufficienti e fotocamere a infima risoluzione. Finita l’epoca degli smartphone della vergogna. Ora siamo smart anche noi e facciamo molte, moltissime foto.

Oggi ho esaudito finalmente la richiesta di Daniel, che dal giorno di Pasqua non fa che chiedermi di pubblicare questa sua bellissima foto sul mio blog. È stato paziente e si è servito di molte strategie persuasive, tra cui farmela trovare come sfondo del telefono (casomai mi dimenticassi). Non che io non la volessi pubblicare. È che volevo trovare una parole che ci stesse bene. Così lui, l’altro giorno, se n’è uscito così:

“Mamma, ora pubblichi la mia foto e scrivi Bourgeon.

Bourgeon. Germoglio, gemma, bocciolo. Ma certo, come ho fatto a non pensarci prima. Dopo le gite in montagna con la scuola ad ascoltare Monsieur Damien che parla dello sviluppo degli alberi e delle pommes de pin rosicchiate dagli scoiattoli. Dopo i tanti dettati per consolidare i suoni “OU” e “ON”. E poi le poesie da imparare a memoria. Bourgeon.

Ho l’impressione che qui in Francia questa parola dalla precisione scientifica e dall’essenza poetica sia molto usata a scuola. E che la gente, da adulta, la utilizzi assiduamente per tutta la vita. La sento pronunciare spesso, più di quanto senta pronunciare “gemma”, “germoglio” o “bocciolo” in Italia.

Ho notato che la scuola primaria, qui in Francia, insiste molto sulla memorizzazione di elenchi di parole. Lessici tematici da mandare giù come le tabelline, repertori precisi di verbi e termini invariabili. Trovo che questo soffochi un po’ l’immaginazione e l’apertura al nuovo, però ha anche i suoi lati positivi. In questo caso, uno da grande si ritrova nel suo bagaglio lessicale un termine che popola sia i libri di botanica che le antologie letterarie. Una parola che annuncia rigenerazione e nuova vita. La parola bourgeon, in fondo è un bel regalo 🙂

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