Quaderno (it.)

Prendi quattro fogli di carta,

sistemali uno sopra l’altro,

piegali a metà

e legali insieme con ago e filo lungo la piega.

Ecco fatto un quaderno. Dal latino quaterni, che significa “a quattro a quattro“.

Ho sempre avuto un debole per i quaderni, più che per i libri. Da bambina l’acquisto dei quaderni all’inizio dell’anno scolastico era un rituale. Andavo a comprarli con mio padre alla cartoleria Loi di Cagliari, un locale stretto e lungo pieno di scaffali di legno e con un solido bancone ricoperto da una spessa lastra di vetro. Mi emozionava scegliere le copertine, sfogliare le pagine e sentire l’odore della carta ancora nuova, sapere di potermi concedere, oltre alle solite Bic, una penna particolare ogni anno, con colori e brillantini, per scrivere le cose speciali.

Un quaderno nuovo è sempre pieno di promesse. Un quaderno completamente usato, gonfio di numeri, disegni e parole, mi ha sempre dato un senso di soddisfazione perché è il frutto tangibile del tempo che ci ho passato sopra.

Oggi c’è chi trova antiquato scrivere su un quaderno, ed io per prima lo faccio sempre meno. Però quando lo faccio mi accorgo di quanti muscoli dimenticati si usano per scrivere a mano rispetto al digitare su una tastiera.

In un bellissimo libro intitolato “Scrivere zen”, Nathalie Goldberg parla dei benefici della fatica dell’atto di scrivere a mano e racconta di quando aveva sfondato con un pugno un armadietto di metallo di fronte ai suoi studenti per dimostrare quanto la scrittura l’aveva resa forte. Era il 1987.

Sogno di poter fare un giorno la stessa cosa di fronte a una classe di studenti chini sui loro smartphones. Sarei curiosa di vedere se reagirebbero. È per questo che ogni tanto mi sforzo di passare qualche ora a scrivere i miei testi unicamente su un quaderno, senza schermi accesi intorno.

Non so se questo basterà a darmi la forza di sfondare un armadietto con un pugno, ma di certo mi permette di dettare il mio ritmo, di fermarmi ogni tanto senza quel senso di torpore alla testa che mi viene inevitabilmente dopo tante ore al computer. Di fermarmi giusto per sgranchirmi le dita e approfittarne per osservare il riflesso delle lenti dei miei occhiali sul quaderno 🙂

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