Sabato scorso ho partecipato per la prima volta a uno di quei mercatini dell’usato che qui in Francia chiamano vide-grenier. “Svuota-granaio” per un italiano suona come una parola strana e antiquata. Nessuno di noi infatti si sognerebbe di chiamare “granaio” la soffitta, a meno che non abiti in una masseria.
Eppure il francese vide-grenier è una di quelle parole che ti fanno entrare subito nel vivo della situazione: ti inerpichi nel sottotetto tra polvere e ragnatele, tiri giù un po’ di scatoloni e cogli questa fantastica occasione per decidere che cosa buttare, che cosa conservare e che cosa vendere.
Il vide-grenier è un’usanza diffusa in Francia ma non sempre è vista di buon occhio. L’idea di comprare o vendere oggetti usati a poco prezzo fa scattare tutta una serie di reazioni viscerali che vanno dal giudizio di valore (“è una cosa per poveracci”) alla repulsione nei confronti di ciò che è appartenuto a qualcuno che non conosciamo (“perché dovrei mettermi una maglietta usata, che schifo”). Tutto comprensibilissimo. Però se vai un po’ oltre, e stai al gioco, ti puoi divertire.
Partecipare a un vide-grenier ti permette non soltanto di scovare dei buoni affari e metterti in tasca qualche soldino ma anche di vedere volti familiari sotto una luce diversa, circondati da oggetti che hanno usato, letto, indossato. E accorgerti che alcune di quelle cose ce le hai anche tu (come l’oggetto misterioso che vedete nella foto qui sopra :-).
A differenza dei grossi mercatini delle pulci delle grandi città, il vide-grenier ha spesso una dimensione conviviale in cui si riuniscono conoscenti e famiglie. Nel mio caso, ad esempio, si trattava di un evento organizzato dalla scuola ed è stato carino coinvolgere anche i miei figli. Senza contare che col gruzzolo racimolato dopo una dura giornata di lavoro ci siamo comprati tre pizze da divorare la sera sul divano davanti alla televisione. Colorati dal sole di aprile e con qualche ricordo in più da conservare.
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Il dizionario di MAMMA BABEL 