Dizionario (it.)

Oggi parlerò di una parola che mi sta particolarmente a cuore e che ha ispirato la creazione del mio amato spazio MAMMA BABEL.

Ho pensato, infatti, che alcuni di voi potrebbero chiedersi da dove viene questo formato così insolito per un blog: un dizionario

Premetto che quando ho avuto l’idea, alcuni anni fa, non mi sono posta molte domande sulla SEO (Search Engine Optimization) e sulle possibilità di raggiungere il maggior numero di lettori sul web. Non ho ragionato per parole chiave e algoritmi. Ho seguito l’istinto e mi sono messa a scrivere. Forse i titoli dei miei articoli dovrebbero essere studiati appositamente per avere più chances di essere trovati in rete e non essere composti da una semplice parola. Gli esperti, probabilmente, mi direbbero che il formato dizionario non è “SEO friendly”. Anzi, potrebbero farmi notare che è piuttosto unfriendly.

Il che un po’ mi dispiace. Non voglio essere unfriendly con la SEO, non ce l’ho con lei. Il punto è che ho un debole per i dizionari e non vorrei rinunciare all’idea di fabbricare un dizionario personale, su misura, e di ispirare gli altri a fare altrettanto. Viviamo in un mondo talmente frenetico da aver dimenticato quante parole abbiamo a disposizione per esprimerci. E quando passiamo da una lingua all’altra, queste parole si moltiplicano perché molte sono davvero intraducibili

Credo che le parole, oggi, si usino soprattutto con due intenti principali: per impressionare o, al contrario, per passare inosservate. In entrambi i casi si finisce con l’usare sempre le stesse, un repertorio limitato di parole.

Quando ero ragazzina, e passavo i pomeriggi a casa dei miei nonni, ogni tanto io e mio nonno facevamo una specie di gara di scrittura. Se la prof di italiano mi aveva assegnato un tema per il giorno dopo, anche mio nonno lo faceva nella stanza a fianco e poi confrontavamo quello che avevamo scritto.

La parte che preferivo era quando avevamo un dubbio sull’uso di una parola. Allora mio nonno si alzava e io lo seguivo nel suo studio. Lì, apriva lentamente la porta vetrata di un’antica libreria in radica, sceglieva con cura il volume del dizionario Treccani da consultare e leggevamo insieme le definizioni.

Ancora oggi, il ricordo di quel gesto un po’ solenne mi risveglia la trepidazione che anticipa la scoperta di un nuovo mondo, se pure immaginario.

I volumi di quel dizionario Treccani sono ancora con me. Hanno viaggiato dalla Sardegna a Roma, da Grenoble a Bordeaux e ritorno, passando da Zurigo. Un giorno li ho pure portati in classe ai miei studenti. Sono entrata in aula con un trolley, l’ho poggiato sulla cattedra e con aria solenne l’ho aperto davanti a loro tirando fuori il mio tesoro: dei volumi da cinque chili ciascuno che i ragazzi dovevano consultare al posto dei loro smartphone per fare gli esercizi.

A fine lezione ho detto ai ragazzi che quei libri non servivano più a niente perché il loro contenuto era ormai in un vocabolario online. Naturalmente era una provocazione. E con mia grande sorpresa alcuni di loro, invece di sentirsi oltraggiati per avergli fatto perdere tempo a sfogliare quelle pagine, mi hanno sorriso con aria complice.

Avevo raggiunto il mio scopo. E anche se ora non saprei spiegare a parole quale fosse questo scopo, so per certo che quel dizionario ingombrante e spolverato, ora fa parte anche dei ricordi di alcuni di loro.

Ti è piaciuto questo articolo? Se la risposta è sì, iscriviti al blog 🙂 Riceverai una notifica via mail non appena pubblicherò un nuovo post. Ti aspetto!

1 Comments

Lascia un commento